«La mia Imma Tataranni, una pietra miliare nel cammino delle donne»
Torna in televisione un personaggio amatissimo, l’investigatrice di Matera. A Dol’s lo racconta la sua autrice Mariolina Venezia
Chi era Mariolina Venezia prima di Imma Tataranni?
Una persona che amava scrivere. Ho iniziato pubblicando poesie, poi ho voluto guadagnarmi da vivere scrivendo, per questo ho fatto il concorso al Centro Sperimentale di Cinematografia, e sono entrata a frequentare il corso di sceneggiatura. Poi ho avuto la fortuna di incontrare Vittorio Sindoni, un grande professionista del cinema e della televisione, che malgrado all’epoca non avessi firmato nulla, mi ha dato piena fiducia. Ho scritto così, insieme allo sceneggiatore Salvatore Basile, un’intera fiction tv, “Stiamo bene insieme”, la storia di un gruppo di studenti nel quartiere di San Lorenzo.
È stata la prima volta che in televisione si è parlato di Grottole, il paese lucano da cui vengo. È seguita tanta tivù, poi nel 2006 la pubblicazione del romanzo “Mille anni che sto qui”, che nel 2007 ha vinto il Premio Campiello ed è stato tradotto in moltissime lingue.
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Come le è venuta l’idea del personaggio?
Imma Tataranni è figlia delle donne forti, con i piedi nella terra e gli occhi che guardano avanti, che popolano “Mille anni che sto qui”.
Chi è Imma? Quanto le somiglia? Quali valori rappresenta?
Imma è una donna che non si vergogna di essere quello che è, nel bene e nel male. Che accetta anche di sbagliare, ma non tradisce le sue idee. Non mi somiglia, casomai sono io che somiglio un po’ a lei. Che valori porta avanti? L’irriducibile e preziosa unicità di ognuno di noi.
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Siamo su un blog al femminile. Che ruolo ha un personaggio così nel cammino di emancipazione delle donne?
Posso dire che è diventata una piccola pietra miliare nella rappresentazione della donna da parte della televisione italiana? Molti studenti, e soprattutto studentesse, mi hanno contattata perché hanno scritto delle tesi proprio su questo argomento. Molte donne si sono sentite legittimate da Imma a essere se stesse fuori da certi modelli che ormai andavano un po’ stretti.
Come è avvenuto il passaggio da personaggio di carta a personaggio televisivo?
Mi sono molto adoperata affinché avvenisse. La serie è stata opzionata ben tre volte prima che fosse poi realizzata. I tempi dovevano maturare…
Il pubblico come ha accolto questa serie? Riconoscimenti, anche esteri?
Con un calore che ha superato le mie aspettative. Grazie anche al lavoro di tanti professionisti che hanno contribuito a mettere a punto un messaggio non sempre facile e scontato. E il riconoscimento è arrivato anche dall’estero, come già era successo per “Mille anni che sto qui”. Dalla Francia, alla Finlandia, al Montenegro – dove ho avuto modo di incontrare il pubblico – il messaggio di Imma è arrivato chiaro e forte.
Ci sono delle differenze sostanziali tra i suoi libri e la serie?
Sì. Il personaggio di Imma si è evoluto, come già si era evoluto all’interno dei miei libri, da un libro all’altro. Si è calibrato, grazie all’apporto di tanti che ci hanno lavorato, rendendo le provocazioni che intendevo lanciare accessibili al grande pubblico. Non era un personaggio facile. È una scommessa audace, che è stata vinta con l’impegno di tutti. Poi ci sono dei cambiamenti, soprattutto nella storia, sui quali non sono molto d’accordo. Ma tutto è ancora in divenire.
Vanessa Scalera è l’Imma che aveva in mente?
La Scalera è molto diversa fisicamente dal personaggio dei miei romanzi. Inizialmente avrei voluto un’attrice che corrispondesse di più, da quel punto di vista. Non perché in quanto autrice mi barrico nella pagina scritta e penso che non si possa cambiare nulla. Ma perché l’aspetto fisico di Imma ha una valenza politica, e fa parte di un discorso sul femminile che da sempre cerco di portare avanti. Detto questo, prima di tutto non esistono molte attrici che hanno le caratteristiche della Imma dei libri, una donna del Sud, bassa e piuttosto in carne come ce ne sono tante nella realtà.
Secondo, non è detto che una donna così sarebbe riuscita a conquistare il vasto pubblico, che invece la fiction ha raggiunto. L’intuizione di Francesco Amato, il regista, di scegliere la Scalera, si è rivelata vincente. Vanessa, per alcuni aspetti, si discosta dal personaggio dei libri, ma si discosta anche dai modelli imperanti nella fiction italiana fino a quel momento tanto che, pur essendo una bravissima attrice, non aveva ancora avuto l’opportunità di raggiungere il grande pubblico.
Novità della quarta stagione che finalmente arriva in tv?
Questo è meglio chiederlo al regista e agli sceneggiatori. Sono loro che hanno il final cut…
Nel frattempo, che altri progetti sta portando avanti?
Sto scrivendo un nuovo romanzo, che ha sempre come protagonista una donna, ma non è Imma Tataranni. Poi ho molti nuovi progetti per la televisione, che spero di veder realizzati.
Vuole dire qualcosa sulla polemica che si è scatenata durante la conferenza stampa di presentazione della quarta stagione?
Sì. Ho lanciato una provocazione e si è alzato un polverone, perché ormai si ragiona per parole chiave. Non pretendo nessun ringraziamento, è quello che ho detto senza essere capita. E c’è la massima solidarietà verso una donna che ha tutto il diritto di dimenticare chi vuole. Ma il ruolo fondamentale dell’ideazione nel contribuire al successo di una fiction o di qualsiasi altra cosa quello sì, lo rivendico.