di Cristina Obber
Cosa muove la gente?
Sono tornata da Firenze ieri pomeriggio, verso le tre, infreddolita e stanca.
Dalla stazione a casa mia ci sono circa 500 metri, non tanti se c’è il sole, ma ieri pioveva. Non avevo l’ombrello, e così dopo i primi passi ho pensato di fare l’autostop, come mi era capitato qualche volta negli anni ’80.
Non si è fermato nessuno.
Risparmiatevi le battute sull’età eccetera eccetera, e immaginate di essere in auto al calduccio, nei pressi di una stazione, e di vedere una persona sotto la pioggia, con una valigia al traino, la borsa sulle spalle, rivolta verso di voi a chiedervi un passaggio. Vi fermereste?
Io sì. Perlomeno abbasserei il finestrino per guardarla negli occhi prima di decidere se fidarmi o meno, come mi è già capitato.
Invece ieri NIENTE. Saranno passate una ventina di auto e a nessuno è venuto in mente nemmeno di rallentare. Era come se non esistessi.
Come quando sei in ascensore, o in sala d’attesa dal medico, e chi entra non saluta, per poi risponde quasi stupito al tuo Buongiorno.
Fatto sta che ieri a nessuno è importato di me.
Diffidenza? Paura? Menefreghismo? Distrazione?
Dis-attenzione?
Secondo voi?
8 commenti
Cristina sei sfortunata, io ho trovato passaggi e la gente mi saluta…forse un po’ più determinatezza?
Cara Cristina
Diffidenza, paura e menfreghismo senza dubbio riaffiorano rafforzati nei periodi di crisi, ciascuno è concentrato su se stesso e cerca di proteggersi il più possibile da avventure spiacevoli; ho tuttavia la convinzione che stiamo assistendo ad un processo di imbarbarimento della nostra società e per molteplici fattori, non ultima la semina di diffi denza, pregiudizio e stupida prevenzione verso che l’estraneo che dobbiamo ad alcuni esponenti e partiti politici; non dimentichiamo poi il lassismo nell’educazione dei ragazzi. Quanti genitori insegnano ancora a cedere il posto ad una signora anziana sull’autobus,ad aprire la porta ad una donna, a soccorrere chi si vede in difficoltà?
Solo pochi giorni fa, trovandomi in un paese diverso dal mio, ed essendo in macchina, ho rallentato e chiesto un indirizzo a due ragazzi che stavano trotterellando sul marciapiede, l’ho fatto con garbo ed educazione, ero ben vestita, ben truccata e sono una sessantottenne ben portante. Mi hanno mandata a quel paese con un gestaccio, lasciandomi allibita. Tocca a tutti noi cercare di reintrodurre un po’ di civiltà nella nostra società, a tutti i livelli e senza temere le reazioni altrui.
Cara Angela, pensa che poco prima, scendendo dal treno a milano, mi ero complimentata con due ventenni che avevano aiutato una signora a scendere con la valigia pesante, e con lei avevamo scherzato sulla galanteria ancora viva nei nostri calvalieri! sull’educazione concordo con te, ma nello specifico non credo sia un problema di generazione, anzi credo che il pregiudizio o la diffidenza appartengono più a noi “grandi”.
per dols: determinatezza? intendi occupare la carreggiata? lo faccio solo quando devo far attraversare dei bambini.
🙂
No, determinatezza nel chiedere aiuto, senza paura di ricevere un rifiuto. Prima avevo paura a chiedere una mano. Ora non più e la gente mi aiuta. Spesso la diffidenza è più nostra che degli altri.Ricordo ancora una volta a Roma quando non sapendo più a che santi votarmi perche’ in piazza di Spagna il metro non funzionava e di taxi non se ne vedeva, dovendo raggiungere la stazione al più presto, ho chiesto un passaggio ad uno sconosciuto che aspettava fermo la fidanzata in Piazza di Spagna. E mi ha accompagnato.
E’ vero che esistono anche i poco generosi, ma esistono anche le persone gentili. Basta crederci.
Cristina, non trascurerei anche una componente “tecnica” dovuta ai tempi di risposta. se le macchine che ti passavano accanto non andavano a passo d’uomo c’è anche la possibilità che molti di loro non siano riusciti a prendere la decisione di fermarsi in tempo utile, una volta passata l’occasione poi si riga dritti magari rimpiangendo di non essersi fermati. il motivo è che fermarsi per un’autosoppista ha smesso di essere una decisione semplice per diventare una valutazione di rischio complessa e time consuming. troppe notizie di crimini e criminali ci bombardano e ci influenzano in questi frangenti…alla fine prevale l’inerzia.
Paura, quella dannata paura che ci porta a vedere sempre lo sconosciuto come un potenziale pericolo. Il pazzo, il maniaco, il deliquente, ormai sono queste le figure che vediamo davanti ai nostri occhi sempre piu’ frequentemente, mai l’uomo, mai l’essere umano che puo’ aver bisogno di aiuto. Triste ma e’ cosi, almeno credo.
Kà spita Cri, sono d’accordo con la determinatezza! 500 metri sotto la pioggia e amiche a metà strada…basta chiedere!
Loretta lo sai, io sono un’ottimsita, ero certa che qualcuno si sarebbe fermato. quando mi sono rassegnata ero oramai arrivata, per questo non ti ho chiamata!
credo anche io che ci sia una componente di inerzia, accompagnata dalla diffidenza, che prevale sulla retromarcia…
Caterina la cosa è ben diversa dal tuo esempio. se avessi avuto qualcuno a fianco avrei chiesto aiuto a voce. e probabilmente lo avrei ottenuto, anzi ne sono certa.