Il Caso Belle Steiner, l’intrigante film del 78enne Benoit Jacquot, è tratto da un romanzo americano di George Simenon.
Con Guillaume Canet di glaciale bravura e la bravissima Charlotte Gainsbourg.
La pellicola affronta temi assolutamente centrali nella società contemporanea, tra cui la presunzione di innocenza, il processo mediatico, il giudizio popolare e come un evento straordinario possa sconvolgere la vita di un uomo comune, raccontando tutto attraverso lo stile autentico e avvincente del film noir.
In La morte di Belle, si segue l’insegnante Pierre (Guillaume Canet), un quarantacinquenne qualunque di una qualunque città di provincia francese, uomo colto e appassionato del suo lavoro, sospetto di aver ucciso una giovanissima e attraente ragazza ospitata in casa sua e di sua moglie Clea (Charlotte Gainsbourg), una donna dal carattere riservato, che sembra vivere all’ombra del marito,.
Vediamo Pierre, in un sottoscala/studio buio a fumare cigarilli, a cercare di far tornare un’equazione chilometrica scritta su una lavagna, a sbirciare voyeuristicamente la vicina nuda dalla finestra di fronte, ed è l’unico in casa quando Belle, figlia di una loro amica, rientra a casa a notte.
Pochi i dettagli esplicativi forniti da Jacquot, se non quelli che ci mostrano Pierre andare a dormire e risvegliarsi la mattina a fatica grazie alla perseverante sveglia della moglie. L’uomo va ad insegnare a scuola, il liceo George Simenon!
Di ritorno a casa trova Clea in lacrime e la polizia scientifica a girovagare tra le stanze: Belle è stata strangolata e il suo corpo nudo giace sul pavimento della sua camera. Il primo ed unico sospettato diventa quindi Pierre.
Verrà sottoposto a pesanti interrogatori, Diverrà bersaglio dei colleghi e studenti, diverrà bersaglio dei media invadenti, di mute telefonate e di scritti anonime sui muri.
La sua vita si trasforma in un incubo. La sua stessa moglie, Cléa, comincia a dubitare della sua innocenza. Il confine tra verità e menzogna diventa sempre più labile. Il protagonista apatico e dimesso è avvolto da ambiguità.
E’ un film chabroliano.
Pierre viene torchiato ma è davanti al giudice istruttore che si impone nel suo impenetrabile atteggiamento di vittima, uscendo pulito dall’indagine.
Con una fotografia cupa e claustrofobica, che accentua il senso di isolamento del protagonista. Con una narrazione tesa e asciutta, tipica delle opere di Simenon, e con un crescendo di angoscia siamo nell’incubo anche noi, con molte domande aperte.
I film vede il suo battesimo mondiale di sala in Italia.
Le cronache francesi parlano di almeno quattro accuse di violenza e molestie contro Jacquot da parte di quattro importanti attrici francesi, Judith Godreche, Julia Roy, Vahina Giocante, Isild Le Besco, accadute più di vent’anni fa, di cui due all’epoca dei presunti fatti erano minorenni, e venute a galla nel gennaio 2024.
Insomma, Il caso Belle Steiner è un film in Francia invisibile e maledetto, nonché di una ipnotica bellezza

Adriana Moltedo
Esperta di cinematografia con studi al CSC Centro Sperimentale di Cinematografia di Roma, Ceramista, Giornalista, Curatrice editoriale, esperta di Comunicazione politico-istituzionale per le Pari Opportunità. Scout.