La visione di “Pollo alle prugne” mi ha donato una poesia fatta di tenerezza e malinconia che continua a riecheggiarmi nell’anima.
Non ho visto Persepolis, non avevo la minima idea di cosa aspettarmi dalla trasposizione cinematografica del graphic-novel di Marjane Sartrapi (artista, illustratrice e fumettista iraniana, ma residente in Francia), non avevo un metro di paragone. Il montaggio del trailer non mi aveva particolarmente ispirato… sono andata al cinema spinta dall’istinto: ero curiosa di capire cosa fosse successo a quel povero violinista!
La vicenda si svolge a Teheran, negli anni ’20 e ’50. Il protagonista, Nasser-Ali (Mathieu Amalric), è un virtuoso violinista per il quale la musica e il violino rappresentano le assolute priorità attorno a cui far ruotare la propria esistenza. Moglie, figli, fratello, lavoro… passano indistintamente in secondo piano. Un giorno a fronte di un’accessa discussione, la moglie Faringuisse (Maria De Medeiros) in un moto d’ira gli strappa dalle mani lo strumento, lo scaraventa a terra danneggiadonolo irrimediabilmente. Le ricerche di un altro violino che sostituisca degnamente quello rotto, si rivelano inutili… neanche uno Stradivari può sostituire il suo amato: non si tratta di caratteristiche propriamente tecniche dello strumento, si tratta di un legame più forte… del valore affettivo e del senso stesso che aveva quello strumento.
Nasser-Ali decide di lasciarsi morire… è la fine. La fine della vita quotidiana e l’inizio di un percorso a ritroso che ci svela, a mo’ di fiabesco e onirico resoconto, luci ed ombre della sua vicenda personale. E’ con questo espediente che ci vengono svelate, condite da una meravigliosa colonna sonora, le emozioni e le motivazioni del modus vivendi del protagonista. Non potrà mai perdonare la moglie per quel gesto inconsulto perchè quel violino era la donna amata a cui ha dovuto rinunciare e, suonandolo, ogni nota… ogni singola nota reiterava il suo Amore facendolo vivere ancora, e ancora, e ancora. La distruzione del violino è la la rinuncia definitiva a quell’amore… tanto più dolorosa perchè avvenuta non per proprio volere. Non è bastato a Faringuisse ricoprire Nasser-Ali di tutto il suo amore, le sue attenzioni… non le è bastato immolare sè stessa e tutti i suoi desideri pur di stargli accanto, sapendo in cuor suo di non essere mai stata ricambiata. Personaggio complesso quello di questa donna vittima e carnefice di sè stessa.
Partire da un graphic-novel, passando per la contaminazione fra tecniche di animazione e attori in carne ed ossa era una bella sfida per la regia di Marjane Sartrapi e di Vincent Parronaud. E (a mio avviso) posso dire, una sfida vinta a piena voti che ci regala una trasposizione cinematografica originale e di effetto senza perderne in poesia.
Lungi dall’essere un film indigesto, pesante, o comunque triste, Pollo alle prugne è strutturato in modo tale che ogni argomento (persino le iperbliche ipotesi di Nasser-Ali su come togliersi la vita) sia permeato da impalpabile leggerezza… leggero è il fumo delle sigarette, leggeri sono i fiocchi di neve, leggero è l’archetto sulle corde…
…viene da chiedersi come sarebbe stata la vita dei personaggi, se non fosse mancato loro il coraggio di rischiare… di avvalersi del diritto ad inseguire i propri sogni.
1 commento
Ho visto il film e non ho saputo catalogarlo. Spensierato, coinvolgente, riflessivo, romantico? Non lo so, ma alla fine del film ho pensato che stavo bene..