L’esordio e’ di quelli che sorprendono. Una cena fra donne come potrebbe essere dovunque
(ANSAmed) – ROMA, 20 APR – L’esordio e’ di quelli che sorprendono. Una cena fra donne come potrebbe essere dovunque, con le chiacchere di tante: calorie, lavoro, vacanze, figli e mariti. Ma il luogo e’ Riad, e le donne sono due occidentali e tre saudite che si sono appena incontrate. Inizia cosi’, con un piccolo episodio che gia’ di per se’ smentisce tanti stereotipi sulla donna araba, il libro di Francesca Caferri ‘Il Paradiso ai piedi delle donne’ (Mondadori, Strade Blu, 165 pp, 17 euro). Un agile saggio, anche in e-book, che parla delle donne e del futuro del mondo musulmano, e che per titolo sceglie una piccola ricercatezza: una frase attribuita a Maometto nella Sunna, la tradizione dei detti del Profeta.” Resta con tua madre, dice ad un giovane che vorrebbe partire per la guerra, perche’ ”il paradiso e’ ai suoi piedi”.
E’ a questa visione dell’Islam, molto diversa da quella univoca dei burqa e della sottomissione al potere maschile che ”come un disco rotto” va per la maggiore su tanta stampa occidentale, che si ispirano le donne di cui racconta la giornalista di Repubblica. Donne che non sono eroine isolate e controcorrente, sottolinea l’autrice, ma incarnano una trasformazione in atto da tempo nelle societa’ musulmane.
Ci sono tante rivoluzioni nel mondo islamico che l’Occidente non ha saputo anticipare, ricorda la giornalista, come quella dei giovani e delle tecnologie della comunicazione esplose nelle rivolte arabe. ”Quella delle donne sta passando sotto i nostri occhi da anni – aggiunge – ma neanche questa percepiamo”. Una rivoluzione partita anch’essa da internet e tv satellitari, e destinata a condividere le stesse sorti della Primavera araba: ”se vinceranno i riformatori e le donne che sono al loro fianco, il cambiamento sara’ epocale”. A interpretare questo cambiamento sono nel libro alcune delle protagoniste che Francesca Caferri ha incontrato nei suoi viaggi, dall’Egitto allo Yemen, dall’Arabia Saudita all’Afghanistan, dal Pakistan al Marocco. Come la giovane egiziana Asma Mahfouz, che con un video girato da sola e messo su YouTube ha spinto in strada migliaia di connazionali contro Mubarak. Ritrovandosi poi accanto anche l’ottantenne psichiatra e femminista Nawal al Sa’dawi, le cui decennali battaglie non si erano fermate nemmeno con l’esilio. O la giornalista yemenita Tawakkol Karman, prima donna araba a ricevere il Nobel per la Pace proprio per il suo ruolo nella rivolta di Sanaa, o la manager saudita Khlood al-Dukheil, una delle piu’ in vista nel regno wahabita dove le donne non possono guidare.
E ancora, la marocchina Fatema Mernissi, capostipite di quel femminismo islamico che non sposa acriticamente il modello occidentale, ma cerca in una diversa interpretazione delle Scritture il fondamento teologico di diritti della donna affermati nell’Islam delle origini, ma sepolti da secoli di letture conservatrici. E sempre in Marocco, su un fronte diverso ma non del tutto opposto, Nadia Nassine, figlia dello sceicco Abdessalam Yassine, la ”pasionaria dell’Islam” che l’autrice definisce come il ”prototipo di un modello femminile sempre piu’ diffuso nel mondo musulmano: donne conservatrici che usano la religione per rivendicare il loro ruolo nella societa”. Sono ritratti vividi e concreti, quelli che Francesca Caferri fa emergere in questo libro, combinando la freschezza del linguaggio giornalistico con la sua passione per la ricerca.
Ritratti di donne normali, divise tra lavoro e famiglia, lontane dai modelli patinati ad uso mediatico costruite su first ladies come Rania di Giordania e Asma Assad. E soprattutto avanguardie di tante altre che, lontano dai riflettori ”conducono una lotta quotidiana – conclude l’autrice – che noi, in Occidente, ignoriamo, tutti presi a discutere di veli e di centimetri di pelle da coprire e scoprire”. (ANSAmed).