da Aied Roma
Che ruolo hanno e cosa sono diventati oggi i consultori?
Non molto tempo fa il Ministero della Salute ha pubblicato il primo rapporto nazionale sui consultori familiari pubblici presenti in Italia e la situazione è davvero preoccupante. Solo in poche regioni le Asl prevedono voci di bilancio dedicate ai consultori, verso cui non c’è alcun interesse per valorizzarli e
supportarli.
Per quelli privati le cose non vanno molto meglio, oggi la concorrenza dei centri medici è forte e con la crisi le persone tagliano su tutte le spese, comprese quelle legate alla salute.
Il calo di accesso ai consultori da parte di adolescenti e giovani donne, l’aumento delle gravidanze indesiderate e delle malattie sessualmente trasmesse, la poca conoscenza dei ragazzi in materia di prevenzione, non sono certo dati rassicuranti.
Il consultorio familiare venne istituito nel 1975 con la legge n.405 come presidio pubblico avente finalità di garantire informazione, consulenza e assistenza psicologica, sanitaria e sociale su argomenti fondamentali per le coppie e per le famiglie, come la maternità, la paternità, la procreazione responsabile e la salute sessuale.
Con la legge 194 del 1978 le competenze del consultorio abbracciarono anche l’assistenza all’interruzione volontaria di gravidanza.
Fino a quel momento gli unici centri di sostegno a queste problematiche erano stati solo quelli privati, come l’AIED – Associazione Italiana per l’Educazione Demografica, fondata il 10 ottobre 1953 da un gruppo di giornalisti, scienziati ed uomini di cultura, di diversa estrazione politica, ma con una comune ispirazione laica e democratica. Questi, nel 1955, a Roma in via Rasella, crearono il primo consultorio italiano di assistenza contraccettiva.
Il loro primo obiettivo fu quello di ottenere l’abrogazione dell’articolo 553 del Codice Penale (assurdo retaggio della legislazione fascista), che vietava fino ad allora la propaganda e l’uso di qualsiasi mezzo contraccettivo, prevedendo un anno di reclusione per chi si fosse reso responsabile di simile “reato”.
E’ stata proprio l’AIED a far cancellare gli ostacoli legislativi che impedivano in Italia, fino al 1971, l’uso dei contraccettivi.
L’AIED non fa discriminazione di carattere razziale, religioso, sociale o politico, opera su tutto il territorio nazionale e in base al proprio Statuto non ha alcuna finalità commerciale o di lucro, ciò significa che la sua politica è fortemente sociale.
Ha una lunga storia di battaglie politiche e giudiziarie per il conseguimento di fondamentali diritti civili, per la donna e per la coppia (divorzio, educazione sessuale, ecc.), che confermano il suo forte impegno per la modernizzazione e lo sviluppo sociale, civile e culturale dell’Italia. Per questo, dopo quasi 60 anni dalla costituzione, il suo ruolo resta ancora molto importante.
Pensiamo ad esempio al numero di obiettori di coscienza che sta diventando insostenibilmente alto e conducendo a una situazione di illegalità, causando gravi problemi, addirittura il ricorso all’aborto clandestino. Le donne, costrette a ricerche lunghe ed estenuanti dei pochi medici disposti ad assisterle, affrontano rischi enormi per la loro salute.
Bisogna tornare al vero senso dell’obiezione di coscienza e applicare realmente lo stato di diritto.
L’AIED è un’Associazione anti-abortista, con tale finalità promuove la contraccezione e la prevenzione, ma riteniamo che le donne debbano essere libere di fare le proprie scelte senza alcun tipo di ostacolo o giudizio da parte delle istituzioni, che dovrebbero invece tutelarle.
La legge 194/78, che regolamenta l’interruzione volontaria della gravidanza, prevede per chi sceglie di abortire assistenza durante l’intero iter da seguire per l’intervento.
Anche questi calvari sono violenza contro le donne.