CASE STUDY KENIA
Nell’area di Malindi il governo aveva in un primo momento avvallato l’assegnazione di 50.000 ettari di terra (una superficie pari a tre volte quella di Milano) – di cui 30.000 occupati da una foresta da cui dipende la sussistenza di centinaia di 20.000 persone e la sopravvivenza di alcune specie rare di uccelli – a una compagnia italiana (Nuova Iniziative Industriali) che intendeva convertire i terreni a jatropha, una pianta non commestibile dalla cui lavorazione e spremitura delle sementi si estraggono biocarburanti. L’accordo prevedeva inizialmente l’affitto di 50.000 ettari per 33 anni al costo di 100000 euro circa l’anno, ovvero approssimativamente 2 euro per ettaro. IL governo locale e l’azienda hanno promosso delle consultazioni a cui, secondo fonti comunitarie, sono state invitate a partecipare persone che non recidevano in quella zona.
Come si è mossa ActionAid?
A livello locale, nazionale e internazionale promuovendo una petizione rivolta al Ministro dell’Ambiente keniota chiedendo al governo di stabilire regole certe a tutela delle popolazioni locali. La petizione ha raccolto circa 3000 firme che hanno convinto il Ministro a recarsi di persona nell’area di progetto e a istituire ulteriori valutazioni di impatto ambientale e sociale.
Nell’area è stato fatto un tour con giornalisti di diversi paesi (tra cui la BBC) che hanno documentato il progetto, raccolto testimonianze e provato a mettersi in contatto con i vertici societari.
In Italia ActionAid è andata a incontrare l’azienda chiedendo di poter vedere tutta la documentazione relativa al progetto in Kenia.
A livello europeo, nel maggio del 2011, è stata organizzata una settimana di advocacy sui parlamentari europei di diversi paesi e organizzato un evento al Parlamento cui hanno partecipato parlamentari e rappresentanti della Commissione Europea durante il quale il caso è stato portato come esempio e a cui era presenti anche i rappresentanti della NII.
Nell’agosto del 2011 la NII ha dato dieci giorni di tempo al governo per dare una risposta definitiva sulla prosecuzione del progetto, al termine dell’ultimatum il governo non ha fornito alcun segnale così l’azienda ha deciso di rinunciare al progetto.
7. FAQ
1. COSA SONO I BIOCARBURANTI E A COSA SERVONO
Il biodiesel è un carburante rinnovabile, prodotto da oli vegetali come l’olio di palma, l’olio di semi di colza, di girasole e di soia o anche da oli di frittura esausti o grassi animali. Nei trasporti si può utilizzare puro o miscelato al gasolio tradizionale.
Il bioetanolo è un alcol prodotto dalla fermentazione di componenti zuccherine di parti vegetali (canna da zucchero e cereali). L’etanolo può essere utilizzato come combustibile in forma pura, ma di solito viene aggiunto alla benzina.
Il biogas compresso è ottenuto mediante digestione anaerobica di liquami e rifiuti organici agro-alimentari (ma anche dalla frazione umida dei rifiuti). Il processo produce metano che, depurato, entra nel circuito del gas naturale per i trasporti.
Lo sai che già oggi il 4,5% del carburante che metti nel serbatoio della tua auto è biocarburante?
2. CHE DIFFERENZA C’E’ TRA BIOCARBURANTI DI PRIMA, SECONDA E TERZA GENERAZIONE?
I biocarburanti di prima generazione sono quelli ottenuti da colture alimentari, hanno quindi bisogno di terre per essere coltivati e di conseguenza entrano in competizione col diritto al cibo delle persone.
I biocarburanti di seconda generazione utilizzano la biomassa di residui agricoli o scarti di tipo ligneo cellulosici provenienti da lavorazioni di foreste, agricoltura, industria alimentare, oli esausti, parte organica dei rifiuti urbani.
I biocarburanti di terza generazione sono quelli derivanti dalle alghe ma sono ancora in piuena fase di ricerca e non sono pronti per essere commercializzati su grande scala.
3. DA DOVE ARRIVANO I BIOCARBURANTI DI PRIMA GENERAZIONE?
Dalla “Prima relazione dell’Italia in merito ai progressi ai sensi della Direttiva 2009/28/CE” che ciascun stato membro deve presentare alla Commissione Europea ogni due anni risulta che l’approvvigionamento di biomassa per il settore dei trasporti ricorso è importato da altri Paesi europei e, ancora di più, extra-europei.
4. QUAL’E’ L’OBIETTIVO DELLA CAMPAGNA DI ACTIONAID CONTRO I BIOCARBURANTI?
L’obiettivo della campagna di ActionAid è quello di arrivare eliminare l’obiettivo obbligatorio di consumo del 10% di energie rinnovabili nel settore dei trasporti da parte dell’Unione Europea, obiettivo che entro il 2020 può essere raggiunto solo facendo massiccio ricorso a biocarburanti di prima generazione.
Al governo italiano chiediamo di fermare l’utilizzo si biocarburanti di prima generazione e di rivedere complessivamente la sua politica sui biocaburanti alla luce dei rischi che essi producono per il diritto al cibo, l’accesso alla terra e alle risorse naturali delle comunità dei Paesi del Sud.