Un atto creativo è fondamentale per qualsiasi azione si compia nella vita. Lo dice Maria Eugenia d’Aquino
Al teatro Oscar di Milano, dopo aver assistito ad una messa in scena pirandelliana, in cui gli attori circolavano liberamente tra il pubblico, ho riconosciuto l’ attrice/ingegnera che avevo intervistato già anni fa ed ho ripreso i contatti interrotti con lei.
Maria Eugenia d’Aquino,è un’allegra cinquantenne milanese che pensa di avere ancora vent’anni. Nata a Milano in the late fifties (’59) il giorno della Festa della Repubblica, di martedi’, lo stesso giorno in cui Che Guevara sposo’ Aleida March (2 giugno).
Ha un marito, anche lui attore e regista. Una figlia, Irene, sfacciatamente bella, quindici anni, frequenta il Liceo Artistico.
Che studi hai fatto?
Maturità Classica, Ingegneria Elettronica-Politecnico di Milano, diverse scuole di teatro e di danza sparse per il mondo (Milano, Los Angeles, Tokyo, Madrid¡). Nella mia formazione e carriera teatrale ho studiato, approfondito e applicato, le principali tecniche di interpretazione, di movimento, di danza (Lecoq, Stanislavski, Strasberg, Mejerchold, Teatro Nō-Zeami, Kabuki, Mézières, Feldenkrais, Pilates, Balancine, Graham, Flamenco… per citarne solo alcune)..e continuo a studiare
Come hai cominciato?
Tutto è cominciato¡.un freddo e nebbioso mattino d’autunno dal 1981, quando, appollaiata su un banco delle Aule Nord del Politecnico di Milano, intenta a trascrivere delle equazioni differenziali, la testa mi cascava, gli occhi si chiudevano, non riuscivo più a governare la penna, e, nell’ attimo di semi incoscienza che precede il sonno, le formule che stavo scrivendo si animano e si trasformano in un stormo di cavalli alati. Quando riprendo conoscenza capisco che il mio futuro non sarò l’ingegnere elettronico.
Ci parli della tua storia teatrale, cominciando dall’ ”Arsenale?” E la nuova avventura con Pacta? Cosa vi proponete di fare?
Urca! E’ lunga¡Il mio debutto in realtà stato al Teatro Lirico, un¡¯opera contemporanea, ”Addio Garibaldi”, 40 musicisti, 20 attori, 20 cantanti, orrenda, un flop pazzesco, ma ci siamo divertiti come matti. Poi è stata la volta del Teatro Quartiere, con Angelo Longoni, per approdare poi al Teatro Arsenale dove con i miei attuali compagni d’avventura, abbiamo fatto diventare la piccola chiesa sconsacrata uno dei poli più vivaci e propositivi del vita teatrale milanese, fino a quando le mura di via cesare correnti sono diventate strette. E allora in quattro storici dell’Arsenale, oltre a me, Annig Raimondi, Riccardo Magherini e Fulvio Michelazzi, nel 2008 abbiamo fondato PACTA dei Teatri (PACTA è l’acronimo di Progetto Arte Cultura Territorio Associati).
E, grazie a noi, un luogo molto particolare della città il Teatro Oscar, nostra attuale sede, è rinato a nuova vita. .
La mia vita teatrale, cominciata nell’82, prosegue con una media di 200 giornate di spettacolo all’anno sulle scene milanesi e in tourné e con un repertorio di vastissimo di prosa, teatro musicale, ecc, che si rinnova ogni anno e che spazia dal classico al contemporaneo, passando con disinvoltura da ruoli, comici, tragici e impegnati. Da Euripide, Shakespeare, Schiller, Pirandello, Ionesco, Pinter, Bukowski, Sartre, Celine, Copi, ecc. fino ai nuovi autori della drammaturgia italiana e inglese. Ma oltre che attrice, mi definisco una ”cultural shaker”, difatti ai miei impegni principali di interprete, affianco un lavoro di progettazione di appuntamenti culturali che coinvolgono il teatro in diversi luoghi della città, svolgo laboratori di teatro all’interno dei programmi didattici di diverse scuole della regione, conduco incontri di formazione per aziende, tengo lezioni per preparare audizioni di teatro, imparare a parlare in pubblico, conoscere i primi rudimenti dello stare in scena.
Nel 2002, rispolverando le sue antiche conoscenze, invento il Teatro in Matematica E successivamente SCIENZAinSCENA.
Di alcune cose vado particolarmente fiera:
1. Essere stata la prima attrice occidentale a mettere piede sul palcoscenico del Teatro Classico giapponese, al Teatro del Kabuki e del Bunraku di Osaka;
2. Aver inventato il geniale progetto Teatro in Matematica, che traduce in linguaggio teatrale ostici argomenti matematici, che è ormai diventato un ”cult” e dal 2002 viene visto da migliaia di spettatori tra cui una valanga di studenti, da tre anni ospitato al Teatro Carcano di Milano. 3. Aver inventato, insieme a due valide collaboratrici, Jessica Merli e Valentina Colorni, un’innovativa metodologia di insegnamento del linguaggio del teatro per le Scuole Superiori, in cui le dinamiche del processo creativo sono diventate un concreto sostegno all’attività di apprendimento e in alcuni casi costituiscono un valido aiuto per gli insegnanti nel recupero motivazionale di alcune materie. Le nostre esperienze in questa direzione partecipano a progetti regionali dell’istruzione, come ad esempio le Learning Week, e, data la loro efficacia sono diventate oggetto di studio di esperti del settore.
Com’è la situazione della cultura teatrale a Milano?
Ottima dal punto di vista dell’offerta, il panorama teatrale milanese è tra i più ricchi e validi d’Italia, ma solo ed esclusivamente grazie all’ alto livello e alla tenacia delle singole realtà operanti.
Nessun merito va alle istituzioni e in particolare ai sempre più´ scadenti individui che immeritatamente ricoprono le cariche preposte, che anzi da anni stanno facendo di tutto per affossare la cultura milanese, per incompetenza e/o misere velleità personali, e che ci stanno causando dei seri danni. Oltre alla mancanza di fondi, cosa che oggi purtroppo affligge tanti settori, oltre alla disperata situazione nazionale della cultura, di cui si può leggere ogni giorno, è soprattutto la mancanza di interlocutori validi, preparati, informati del valore delle realtà esistenti, a danneggiarci.
La situazione adesso è gravissima, nessuno ci ascolta, e questa incapacità di condurre una politica culturale seria da parte delle istituzioni, mette in serio pericolo l’esistenza di tutti noi. Per molti di noi l’unico spiraglio di sopravvivenza arriva dalla Fondazione Cariplo, che da anni promuove bandi per tutta l’attività culturale e, in questo momento, in Lombardia rappresenta l’unico interlocutore serio. Ci sarebbero da dire molte più cose per affinare l’analisi, ma solo questo richiederebbe molto più tempo.
Inviteresti una giovane ad intraprendere questa attività?
lavoro e continuando ad esercitarlo in un momento così complicato, sinceramente ora come ora non mi sentirei di consigliarlo a nessuno. Spesso ai miei giovani studenti che vogliono proseguire consiglio di emigrare all’estero, se insistono consiglio loro di non fossilizzarsi sul volere fare gli attori scritturati, non è più il tempo per questo, meglio divenire gli artefici del proprPur amando questo io lavoro e crearsi da soli le condizioni per poterlo fare, consapevoli che questo richiederà comunque dei sacrifici enormi.
I tuoi figli?
Una, Irene bella come il sole, un peperino, grazie a Dio. Voglia di studiare poca, ma appassionata del suo Liceo Artistico, io vorrei che facesse l’idraulico, ma lei ha altri sogni nel cassetto, vedremo
Hai dato loro qualche suggerimento?
Tanti, ma è bassissima la percentuale di quelli che vengono ascoltati, per ora.
Nelle scuole spesso si insegna teatro e recitazione, ma poi tutto finisce quando intraprendono le attività lavorative. Ritieni sia un peccato?
Forse sì, forse no. .
La recitazione aiuta in molti settori?
Assolutamente sì e lo sperimento continuamente, nel lavoro con gli studenti e nei percorsi di formazione con manager d’ azienda. Imparare a divenire protagonisti di ”un atto creativo”, che poi è sostanzialmente quello che insegno, è fondamentale per qualsiasi azione si compia nella vita.