di Daniela Astrea e Daniela Domenici
Il nostro progetto , come tutte le idee geniali, basato su un concetto semplicissimo: procurarsi gli stradari italiani (ed esteri) e contare.
Contiamo strade, piazze, vicoli. Cercando tracce delle figure femminili nella toponomastica, fotografando le targhe negli angoli delle grandi citt cos come dei piccoli borghi, conduciamo unÕindagine. Ci sarebbe piaciuto narrare la storia di una presenza, ci ritroviamo invece a fare i conti con una assenza che i numeri e le statistiche fanno risaltare come colpevole e trasversalmente diffusa su tutto il territorio nazionale.
Nella mia regione, la Campania, ci sono cinque capoluoghi di provincia.
Partiamo dal fatto che Napoli, con le sue 3.771 strade, piazze e vie, ne dedica solamente 221 alle donne – dato già di per sé rilevante – con una nettissima predilezione per madonne e sante, con qualche sporadica figura storica e politica e qualche artista, che non certo rendono giustizia al nostro contributo culturale e sociale. Ecco che sono partite, spontaneamente, le candidature: nomi di donne attive, letterate, politiche, scienziate. Un movimento inaspettato che cerca di riscattare e di dare visibilit alla memoria femminile. Come dire: non cÕerano ma non sapevamo ci mancassero tanto!
Proseguiamo con Avellino: su 408 strade totali ne troviamo 12 dedicate al donne, rispettando il trend che dà per assodata la massiccia presenza di madonne e di sante (sul suolo campano e italiano, da Nord a Sud, dominano sant’ Anna, santa Lucia, santa Caterina, santa Rita).
Mancano ancora dati certi per Benevento, ma i primi censimenti, letti in chiave di genere, non sono poi molto rassicuranti.
Caserta presenta 1008 strade di cui 36 intitolate a donne, questa volta con una certa equità tra sante, madonne e letterate.
Salerno ci mostra, su 546 strade totali, 46 dedicate a donne tra le quali spiccano alcune attrici locali e medichesse, oltre alle sovra citate sante e madonne.
Poco prodighe verso le proprie figlie laiche, le province campane sembrano rispettare il carattere androcentrico anche quando l’analisi dei dati si sposta in politica. E ciò non sorprende: passa dai Comuni e dalle Commissioni toponomastiche la scelta delle intitolazioni stradali e se le donne non ci sono, perché andarle a cercare? Non appare affatto peregrina l’idea che avere una presenza maggiore di donne nei Consigli e nelle Giunte potrebbe essere garanzia di maggiore equità e democrazia anche nella toponomastica cittadina.
La Campania, purtroppo, si pone all’ultimo posto per numero di sindache: solo 21 su 551, con un indice di femminilizzazione pari al 3,8%, valore minimo della scala nazionale. Un dato che pesa particolarmente se si considera che la regione ospita il numero maggiore di Comuni.
Le 21 sindache non sono equamente ripartite a livello provinciale: 6 nel salernitano (Alfano, Colliano, Novi Velia, San Giovanni a Piro, San Rufo, Serramezzana) e beneventano (Apice, Arpaise, Dugenta, Forchia, Fragneto lÕAbate, Montefalcone di Valfortore); 5 nell’avellinese ( Montefalcione, Quadrelle, Santa Lucia di Serino, Santa Paolina, Villamaina) e 2 nel napoletano (Boscotrecase, Carbonara di Nola) e altrettante nel casertano (Roccamonfina, Roccaromana).
Un ulteriore dato negativo viene dalla misoginia delle giunte: 15 su 21 non hanno alcuna assessora. Le altre, salvo sporadiche eccezioni, ne contano una. Record negativi a Roccamonfina (CE), nessuna donna su cinque posti, e a Boscoreale (NA) nessuna donna su sei.
Ci consola, il caso di dirlo, la sindaca Belli di Montefalcione (AV) la quale ha una giunta di 3 donne su 3 assessorati totali: un caso virtuoso ma, ahinoi, isolatissimo.
Come concludere? Ce n’è abbastanza per farci pensare a un lavoro per cui, manco a dirlo, la strada sembra essere lunga. Sarà pure lunga ma con tenacia e perseveranza continuiamo a dire: speriamo che sia femmina!