Autore: Rita Cugola

Milanese del ‘59 è giornalista professionista da molti anni. Nel periodo universitario si è dedicata alle recensioni musicali e cinematografiche su istanza di Amica, Cosmopolitan, NoiDonne, Il Borghese). In seguito si è però specializzata in questioni di politica estera e problematiche sociali internazionali (con peculiare attenzione all’universo femminile islamico e al fenomeno discriminatorio globale), scrivendo per svariate testate nazionali, tra cui Panorama.it, La Padania, La Stampa e Il Fatto Quotidiano. Già autrice e conduttrice di programmi giornalistici di approfondimento in emittenti private e tv locali ha deciso di creare un blog su tematiche di geopolitica internazionale (LOOK BEYOND, ritacugola.wordpress.com). Appassionata di egittologia, sufismo e filosofia ha lavorato a lungo con (Sp)Hera, mensile di storia, archeologia ed ermetismo. Per un triennio è stata condirettore di Alganews (magazine online fondato da Lucio Giordano). Attualmente scrive per Dol’s Magazine e il mensile Storica (gruppo RBA). Grazie alla conoscenza di quattro lingue (oltre all’Arabo che sta studiando nel tempo libero) collabora attivamente con la Libreria Islamica/Edizioni Al Hikma, traducendo testi ancora inediti di carattere filosofico/religioso.

Vittime delle disparità socioeconomiche e di una cultura basata essenzialmente sulla violenza di genere: la lotta di sopravvivenza delle sudafricane evoca una speranza nel futuro che spesso il mondo occidentale tende a sottovalutare. Discriminate, denigrate, maltrattate, ignorate dalle autorità, spesso abusate persino da quegli stessi individui in divisa teoricamente preposti a vegliare sulla sicurezza generale. Sarebbero infatti almeno 150 le donne violentate quotidianamente dagli agenti del South Africa Police Service, responsabili, tra l’altro, della morte della 22enne Noluvo Swelindawo, attivista lesbica della comunità di Driftsands freddata lo scorso dicembre con un colpo di pistola alla testa. “Sono ancora troppe…

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La reazione della Casa Bianca alla Sister March, l’imponente corteo di protesta al quale – il 21 gennaio scorso – avevano aderito oltre cinque milioni di donne nel mondo, non ha tardato a manifestarsi A sole 48 ore da quell’evento pressochè inedito nella storia locale, il presidente Donald Trump ha provveduto a ripristinare il controverso global gag rule (alias Mexico City policy), volto a vietare tassativamente qualsiasi discussione o iniziativa propagandistica in merito a questioni inerenti l’interruzione di gravidanza. Un provvedimento particolarmente consono alle convinzioni conservatrici, che istituito nel 1984 da Ronald Regan appositamente per scongiurare la perorazione della…

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Nesuna forma di violenza. Contrariamente ad alcuni gruppi di attivisti che per contrastare l’insediamento di Donald Trump alla Casa Bianca non hanno esitato a rompere vetrine e incendiare veicoli (i danni cauati ammontano a circa 100mila dollari), le donne hanno saputo focalizzare l’attenzione generale senza dover ricorrere agli eccessi. E’ bastata la loro presenza (nettamente superiore persino alle rosee aspettative delle organizzatrici) a scuotere la coscienza della collettività. Al grido di “Abbiamo bisogno di un vero leader, non di un twitter raccapricciante“, “Quelli femminili sono diritti umani“, “I muri vanno abbattuti, non eretti“, “Più amore, meno paura” e “L’inferno…

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LIBANO. MOLTI DOGMI E NESSUN DIRITTO NELL’ITER DIVORZILE DELLE DONNE La realtà multiconfessionale del Libano, proverbialmente incline al settarismo, non ha certo contribuito al livellamento delle procedure divorzili. Le 18 congregazioni religiose formalmente ammesse dallo stato godono infatti di ampia autonomia decisionale sul piano civile. Per dirimere controversie inerenti matrimoni, separazioni, custodia dei minori, versamento degli alimenti all’ex coniuge, ciascuna corte competente (sebbene vincolata agli organismi istituzionali per questioni esulanti la sfera familiare) è sostanzialmente libera di ricorrere alle norme giuridiche ispirate dai rispettivi testi sacri di riferimento. L’effetto maggiormente evidente di tale complessa situazione è il diverso trattamento…

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Emarginati, derelitti, sfiduciati. Nella sola Teheran –  in base alle rilevazioni del sindaco Mohammad Bagher Ghalibaf – sarebbero 15 mila (di cui tremila di sesso femminile) gli individui privi di abitazione, dunque condannati a dormire all’addiaccio coperti da cartoni ormai consunti. unici baluardi contro le insidie climatiche. Fattore che avrebbe indotto almeno 300 disperati (inclusi molti bambini) a insediarsi stabilmente nel cimitero Nasri Abad (ogni fossa può accogliere quattro persone al massimo), a dispetto dei ripetuti ordini di sgombero vanamente emanati dalle istituzioni cittadine. Tombe vuote assurte a rifugi improvvisati: un dramma su cui la recente inchiesta (corredata da eloquenti…

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Nell’immaginario collettivo, il termine violenza evoca tradizionalmente aggressioni fisiche di matrice variabile ed esiti talvolta imprevedibili. Raramente viene esteso ai pesanti condizionamenti psicologici che a prescindere da eventuali maltrattamenti continuano a scandire l’esistenza femminile. Specialmente nei contesti a forte impronta patriarcale. Soprusi che spaziano dalle mere discriminazioni alla sottomissione assoluta, fino a culminare nella privazione delle libertà primarie (di espressione in primis). Oggettivamente impercettibili per carenza di indizi esteriori, ma non certo meno letali. Sono ancora troppe infatti le donne costrette a soffrire in solitudine, nella più assoluta e bieca indifferenza. Silenziose ed evanescenti, eterne custodi di un dolore…

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Forse non riusciranno mai a dimenticare la tragica esperienza vissuta. I soprusi e gli orrori subiti passivamente, il senso di precarietà esistenziale ispirato da una condizione di cattività passibile di culminare in un’esecuzione capitale. Per i sopravvissuti all’inferno islamista nelle località appena redente dall’esercito di Baghdad non sarà semplice ricominciare a vivere: l’avvenuta percezione del lato più oscuro e recondito della natura umana rischia infatti di offuscare per sempre ogni tremulo barlume di speranza in un futuro promettente. ”Dopo quattro ore di tortura, mio cognato è stato crocifisso e squartato davanti ai familiari“, ha raccontato Esam, un iracheno di mezza…

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 NABILA MOUNIAB: L’ORGOGLIO DI ESSERE DONNA Aveva sperato di poter contribuire attivamente all’evoluzione sociale del Marocco. Invece, l’8 ottobre scorso, la coalizione tripartitica da lei promossa (ossia la Federation of the Democratic Left) non è riuscita a superare la soglia minima del 3% necessaria per approdare in parlamento, che in tal modo continuerà a essere egemonizzato dagli islamisti del Justice and Development Party (il più quotato su scala nazionale) e dai monarchici indipendenti dell’Hizb al-Istiqlal. Ma a dispetto della sconfitta subita alle urne la 56enne Nabila Mounib – al vertice dell’Unified Socialist Party dal 16 gennaio 2012 e attualmente unica…

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