Un uomo contro il maschilismo

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Luciano Anelli, Operatore delle Pari Opportunità, in parole povere un uomo che ama le donne.

di Ilaria Palomba

(scrittrice, redattrice della Scuola di scrittura creativa “Omero”) autrice del libro ”Fatti male”. Durante la Festival de “Il Libro Possibile” di Polignano, nei vicoli della cittadina antica, tra libri e granite, ho scoperto un uomo che s’impegna ogni giorno per le donne, con rispetto ed ammirazione, senza secondi fini, e non è poco ! Incontro un uomo molto particolare: Luciano Anelli, Operatore delle Pari Opportunità, in parole povere un uomo che ama le donne. Ci sediamo al tavolino di un bar in piazza Fulvia, nella parte antica di Polignano, mentre di fronte a noi montano il palco per la serata, e lo intervisto per sapere qualcosa in più sulla sua attività.

Da dove parte il tuo lavoro e che cosa significa per un uomo essere operatore alle pari opportunità? Parte da una grande curiosità nei confronti dell’universo femminile, ma non è un lavoro, direi piuttosto un’attività. Prima di tutto m’interessa ripensare il ruolo della donna nel mondo e lo faccio imparando dalle donne un linguaggio e una sensibilità diversa dalla mia. Ti faccio un esempio, si usa il femminile nel definire i mestieri ma sempre in termini diminutivi, c’è il maschile e poi un adattamento al femminile: dottore/dottoressa, direttore/direttrice. Perché in alcuni mestieri non dirigenziali si usa lo stesso termine: operaio/operaia, contadino/contadina, e invece a livelli dirigenziali si vuole sottolineare la differenza tra il ruolo maschile e quello femminile? La società è conformata al maschile e ciò di cui mi occupo è questo: sgretolare il maschilismo nelle fondamenta.

Come hai cominciato a svolgere questa attività? La mia attività è partita dieci anni fa seguendo un corso sulle Pari Opportunità fatto da una Società di Roma sovvenzionato dal Ministero alle Pari Opportunità, era rivolto alle donne ma io ero interessato all’argomento e decisi di seguirlo. Venivo fuori da un’esperienza manageriale, ero stato direttore di una Società. Mi domandai quale fosse l’argomento più importante per un cambiamento radicale del sociale. E mi avvicinai a questa esperienza senza conoscere molte cose. Poi ho imparato a capire le differenze nel linguaggio e nel comportamento tra uomo e donna.

Cosa significa valorizzare i generi nella differenza? Allora: a me non interessano le donne uome, come si usa dire, cioè quelle donne che diventano uomini per sfondare in politica o altro, oppure al contrario donne che usano dei mezzucci, si servono del proprio corpo per avere una poltrona e vengono quindi usate e poi accantonate. Iniziamo a definire questi due mondi diversi: uomo/donna e ad avvicinarsi a ciascuno in base alle differenze.

Esistono gruppi di uomini interessati alla questione della donna o il tuo è un caso isolato?

Esiste un gruppo di uomini in Puglia che hanno fondato Maschile Plurale, un’associazione che ripensa al ruolo dell’uomo ma è un’associazione di uomini. Io ho fatto una scelta diversa: cerco di comprendere le donne, il mondo femminile e di mettere in contatto tra loro le donne che indubbiamente sono più complesse degli uomini. Quali sono secondo te le differenze fondamentali tra uomo e donna nel modo di vivere e di pensare? Mi son chiesto perché le donne sono più complesse. C’è una relazione tra bioritmo, struttura fisica, comportamento. L’uomo è più semplice ma anche più piatto, la donna è variabile. L’uomo in realtà non dialoga. Si viaggia su binari diversi, ed è da questo che bisogna partire per cercare invece un canale di comunicazione. Io penso che siano gli uomini a dover comprendere le donne più che il contrario, anche perché a capire un uomo non ci vuole molto, la donna vede le cose da un altro punto di vista. La donna accoglie la vita, partiamo da questo. Negli ultimi decenni ci sono stati notevoli cambiamenti nei comportamenti sessuali degli esseri umani, tu cosa ne pensi? Ciò che sta avvenendo è che gli uomini diventano sempre più femminili e le donne più maschili, ma si continua a non comunicare.

Pensi che in ambito professionale le donne siano ancora succubi? Ti faccio l’esempio della maternità. A volte il problema viene risolto facendo firmare un contratto in bianco, una lettera in bianco che sta a significare che la donna si è auto licenziata in vista della maternità. Che ipocrisia!

Già, che ipocrisia! Ma esistono casi in cui il periodo della maternità non lede a professionalità di una donna? Una dirigente dell’autorità portuale di Genova, ambiente prevalentemente maschile: il porto, ha creato un lavoro a progetto, per cui quando lei o una dipendente dovesse rimanere incinta, grazie a questo lavoro e contratto a progetto, nel periodo della maternità, tutta l’equipe può proseguire il progetto permettendo alla collega di reinserirsi dopo il periodo di maternità senza perdere il lavoro.

Cosa pensi delle donne che fanno carriera politica? Riescono a emergere? Io mi sono impegnato per cambiare la legge elettorale e introdurre le liste di pari dignità. Per legge le liste elettorali devono essere composte da 50% di uomini e 30% di donne ma in realtà di fatto questa cosa non avviene perché nelle liste vengono introdotte donne che non avranno poi nessun ruolo di potere reale all’interno del partito, magari famigliari di altri candidati, che poi, una volta elette verranno messe da parte. Ecco, una strada è quella di impegnarsi affinché queste pari dignità funzionino in modo reale non solo virtuale. Sono andato raccogliere le firme insieme a donne che militano in gruppi femministi, ne abbiamo viste di tutti i colori: donne che fuggivano, che evitavano la cosa, altre che firmavano solo se era una donna a parlare con loro, altre che chiedevano il permesso ai mariti.

Pensi che le donne si relazionino in modo diverso dagli uomini al potere? Io mi sono iscritto al Centro di documentazione e cultura delle donne di Bari e mi sono avvicinato ad un’Associazione, partecipando ai loro incontri, che si chiama Un Desiderio in Comune, costituita da donne e lesbiche. Entrambi i gruppi organizzano convegni, incontri e in ogni incontro dirige una diversa, questa è una cosa che ho imparato dalle donne: non c’è un’idea di verticismo di tipo maschile ma fanno rete. Da loro ho imparato molto della visione Culturale Femminile.

Una rete è necessaria ma complicata da mantenere in un mondo in cui tutti vogliono primeggiare, cosa ne pensi? È necessario creare una rete tra donne. Spesso il problema è che tra donne si crea una concorrenza sfrenata, allora non va bene la donna, come la Thatcher, che arriva al potere ma fa gli interessi degli uomini, tenendo lontane le altre donne. Un’altra strada parallela a quella delle liste è quella della rete tra donne, creando una trasversalità.

Ti occupi anche del tema della violenza sulle donne? Sì, ed è raro trovare uomini sensibili a questo tema. L’anno scorso ho organizzato un tour nel leccese con Veronica De Laurentiis, figlia di Dino De Laurentiis, il produttore cinematografico, e Silvana Mangano. Siamo stati quattro giorni insieme, lei ha scritto due libri, uno dei quali sulla sua vita e famiglia: lei da ragazza è stata violentata, ed è stata succube prima del padre despota e della madre glaciale e poi per fuggire da una famiglia in cui non si sentiva compresa si è rifugiata in rapporti con uomini che però l’hanno maltrattata. Pensa: una donna che poteva avere tutto dalla vita, non aveva però l’amore dei genitori, o meglio lei non lo percepiva. Lei voleva fare l’attrice e la madre le impedì categoricamente di fare l’attrice. Immagina la sofferenza di questa donna. Abbiamo portato la mattina nelle scuole e nel pomeriggio in convegni questi discorsi. Lei mi ha insegnato a riconoscere nelle donne il dolore, basta guardarle negli occhi, sai, quei piccoli gesti, abbassare gli occhi di fronte a certi argomenti e cose simili.

Ti definisci il paladino delle donne? Io non voglio essere il sultano, il paladino delle donne, io voglio essere un amico, d’esempio a tanti uomini per collaborare invece che cercare lo scontro, contrapporre alla via della violenza quella della collaborazione. Sono stato per anni in una fondazione per la formazione di dirigenti d’azienda a Milano, c’è stato l’ultimo periodo in cui il presidente era leghista maschilista. E davanti a me non si è mai permesso di fare certi discorsi.

Ma questa attenzione nei confronti del mondo femminile è nata anche da vicende personali? Sì, quello è stato l’inizio, certo, ci sono vicende personali che hanno influito: da lì è nato l’interesse, poi è stato un vero e proprio studio, una causa da seguire. Uso una macchina fotografica, non sono un fotografo ma ciò che m’interessa è documentare e diffondere tutti gli eventi creati da donne in cui parlano e si confrontano donne. Nel gruppo di cui faccio parte ci sono stati degli incontri tematici nel nome di Ipazia che è stata bruciata viva perché è stata una delle poche donne che in antichità hanno svolto ruoli riservati al’uomo: filosofa, scienziata, tutto. Per ogni incontro c’erano due donne che si occupavano di argomenti completamente diversi, per esempio letteratura e geografia, si creava questa rete interdisciplinare, attraverso il dialogo.

Cosa vorresti dire alle donne, c’è un monito che vorresti fare loro in relazione alla causa femminile? Convincere altri uomini a sposare la causa della donna e la conoscenza della cultura femminile. Dobbiamo creare un mondo in cui ci sia davvero la libertà di conoscersi, incontrarsi, fare l’amore, tra uomo e donna o due uomini o due donne, senza pregiudizi, ma nel rispetto dell’altro.

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Profilo Autore

Luciano Anelli

Nato a Bari, nel 1947, Laureato in Ingegneria trasporti, dopo 11 anni trascorsi a Roma a progettare e costruire Aeroporti in tutta Italia per conto del Ministero dei Trasporti, si è lanciato nell’avventura gestionale in Puglia, costituendo la Società di Gestione aeroportuale. Dopo 9 anni trascorsi come Direttore Generale della SEAP-SpA, passa a fare il Libero professionista, consulente nel settore aeroportuale. Si inserisce nella Federmanager, Federazione dei dirigenti di aziende industriali, diventando Segretario della sede di Bari, consigliere nell’Unione Regionale, e qui anche come Direttore della rivista “Dirigenti in Puglia. La sua nuova propensione è nel campo delle Pari Opportunità. ha anche iniziato un’attività di tutoraggio, mentore e couching per neo imprenditrici e dirigenti donne, caratterizzando anche la rivista che cura nella valorizzazione del lavoro di vertice al femminile nella diversità di genere e creando una vera rete di donne impegnate.

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